Celia Romana may have been a Roman courtesan who lived in the mid-sixteenth century or she may have been a fictional personage invented by a man who published these letters in her name. The collection was first printed in 1562 and then went into ten more printings through 1628.

Celia Romana Letters

Letter of Celia Romana to her lover:

Grande & sicuro riposo delli miei travagli,

Mi piace che i questo Carnassale tante siano le occupationi delli solazzi che vi prendete, che non vi concedano il tenere memoria di altrui patientia, dire non posso già questo di me, che ne piacere, ne ben nessuno sento, massimamente hora, che sono mille anni, che non odo novella di voi, & pure nell’ultima vostra mi prometteste per lo Sabbato, che seguiva, no so la cagione, ne posso imaginarmi, che per altro sia che per sola mia disgratia. Siate certo, che per questo rispetto da Domenica in quà io sto addoloratissima, sapendo dal canto mio non esserci colpa alcuna, perche forse sono migliore di animo, che altri non si crede. Ora che’l sabbato passato, & tutta questa settimana io non habbia ricevute vostre lettere, non posso credere, che da altro proceda, se non come ho detto, che voi siate occupato tra compagnie piacevoli, liete, & festeggianti, le quali ognialtra cosa fatto vi hanno porre in oblio. Io mi passo tutti questi pochi giorni di publica allegrezza con molto mala sodisfattione, & se non fosse, che io m’infingo di havere voglia di vedere le maschere, manco havrei ardire di stare alle finestre, dove sto volontieri solo per potervi almeno godere con la vista, poiche altro per hora non vi piace di concedermi. Non so perche N. alli giorni passati mi mandasse a dire, che haveva da parlarmi di cosa importante & poi non è comparsa di modo che il non havere ricevute vostre lettere questa settimana mi fa stare di tristissimo animo, dubitando di alcuna traversia. Mi godo di quel tanto, che è ben poco, che vi piace di concedermi della vostra vista, come che io conosca che usiate un poco il grande con esso meco. Io vi vidi lunedì mattina essendo io serrata in un cocchio bianco & come che passata la nostra strada io alzassi la porta del cocchio, voi pure non voleste mai vedermi, così andavate in consolatione con quella a voi grata & dolce compagnia. La sera poi, partita io dal parente, vi arrivaste voi, mercore pareva, che non mi conosceste, ne perciò volli restare di fare ogni opera per vedervi uscire il dopo cena & vidivi in pellicia salire in cocchio & andare via senza mai ricordarvi di pure alzare gli occhi alla volta della vostra Celia, o poco aventurata Celia, certamente ella non sa, perche questo allei? Essa non crede già di havervi offeso & pure le pare di haverne dalla vostra vista segno, ma non vorrebbe nondimeno fare giuditio temerario, per la compagnia di quello N. & di qualch’un’altro cagione le è di molto martello. Hieri alle vii hore di notte scrissi sin quì, questa mattina ho ricevuta una vostra, la quale mi fa stupire, poiche per essa mi pare di conoscere che siate con me come crucciato, credendo di me & dell’animo mio forse il contrario del vero. Si che cosi mi ha afflitta il tenore di quella lettera, che ne so, ne veggio ciò, io mi scriva, ne altresì voglio rispondervi tutto quello, che io potrei, con buona ragione, solo dirò a V.S. che io sono certa che’l passa tempo con suoi compagni & signori le diletta, però del suo ben mi rallegro & mi dolgo del mio male, vivendo io il più del tempo in pena & in affanno, ma per dirvela dolce speranza mia, se voi godete in fatti, non dovreste con parole così trafiggere la sventurata vostra Celia, la quale mai atimo di bene non sente & sa certamente che in questi giorni il godere del suo Toso con gli suoi socii tra piaceri & feste sono gli impedimenti che lasciato non gli anno ne scrivere, ne altro fare, con tutto ciò io mi contento sempre di quanto sia vostro contento. Alle prediche penso di andarvi più volte, che io potrò & questo è quanto per questa posso dirvi. Ricordasi V.S. che io sono quella sua istessa, che sempre fui & sempre sarò. Attenda a darsi buon tempo & non mi occida con mancarmi della sua vista, percioche senza essa vivere non potrei. Cosi mi resto facendole riverenza & basciandole le mani. A xviii feb. MDLVII. Pure hora sono stata invitata per andare a vedere la caccia di Ponte, non so se potrò fare questo disordine, percioche se N. non mi conduce, credo rimanere a casa.

Celia Romana lettera 43 (pp.49r- 50r)

Transcription by Lisa Kaborycha

RESOURCES

Cohen, Elizabeth S. “Seen and known: prostitutes in the cityscape of late-sixteenth-century Rome,” in Renaissance Studies. Sept. 98, Vol. 12 Issue 3, pp. 392-409.

Cox, Virginia. Women’s Writing in Italy, 1400–1650, Johns Hopkins, 2008.

Ray, Meredith K. Writing gender in women’s letter collections of the Italian Renaissance Toronto; Buffalo: University of Toronto Press, 2009, esp. Chapter 2 “Female Impersonations: Ortensio Lando’s Lettere di molte valorose donne”, pp.45-80.

Storey, Tessa. Carnal commerce in Counter-Reformation Rome, Cambridge, UK; New York: Cambridge University Press, 2008.

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