Isabella Andreini, born Isabella Canali in Padua in 1562, was not only the most renowned actress of her day, but also a playwright and poet. She performed as prima donna in commedia dell’arte for many years with the Company of the Gelosi, touring all of Europe. In 1578 she married Francesco Andreini, who also joined the company. Isabella’s pastoral play Mirtilla was published in 1588 and subsequently reprinted many times throughout the 16th and 17th centuries. In 1589 the Gelosi were called to perform at the Florentine court for the wedding of Ferdinando I de’ Medici with Christine of Lorraine. Isabella starred in a drama entitled La Pazzia d’Isabella, dazzling the audience with her mad scene. Her poetry, published in a volume of Rime in 1601 was highly praised by such celebrated literary figures as Tasso and Marino. She was honored as one of the first women to be admitted to the literary academy, the Accademia degli Intenti of Pavia. In 1599 and 1603 she performed at the royal court in France for Henry IV and Maria de’ Medici. It was while returning from that final tour that she died in 1604 in Lyon, at the age of 42, after having a miscarriage. She was survived by her husband and seven children. Her volume of Letters, as well as a work entitled Ragionamenti Piacevoli were published posthumously by her husband in 1607.

Anonymous, Italian Comedians of the Company of the Gelosi, 16th cent., Museé Carnavalet, Paris

Isabella Andreini Rime

Rime di Isabella Andreini, frontispiece

Letter of Isabella Andreini Congratulating a Man on the Birth of a Daughter:

“Del nascimento della donna”

Con mio grandissimo piacere ho inteso che la Signora N vostra moglie ha partorito una bellissima figlia, la quale crescendo in bellezza (come si de sperare) sarà perfettissima d’animo, e di corpo, poiche la bellezza del corpo è chiaro inditio della bellezza dell’animo; dunque sicome l’una bellezza argomentar fà l’altra, così tutte e due fanno argomentar perfettione, poiche secondo l’opinion del savio, altro non è la bellezza del corpo, che perfettione del corpo, è altro non è la bellezza dell’animo che perfettione dell’animo: ma quanto mi son’allegrata di questo felice natale, tanto mi son’attristata dalla vostra ingiusta mestitia. M’è stato detto che grandemente v’affliggette per esservi nata una femina, quasi che per esser tale ella non sia vostra carne, vostro sangue, e vostr’ossa non men di quello, che sarebbe stato un maschio & è possible, che voi, che siate huomo di tanta esperienza, non vogliate pigliar con allegrezza d’animo quell che vi manda Iddio sapientissimo Facitor delle cose? Non sapete voi che per commune opinione dei dotti le donne son’ al mondo di maggior numero de gli huomini? chiaro segno della feminil perfettione: essendo che l’eterna & infallibil providenza divina si compiace di adornar sempre questa bella machina del mondo, del suo maggior, e più chiaro splendore; e se non fosse, che molte, anzi infinite carte si veggono fregiate de i meriti delle donne, con ordine, e con istile molto più degno e molto più alto, ch’io non saprei, non solo descriver con la penna; ma ne pur imaginarmi con l’idea m’ingegnerei, per levarvi così folle passione dal cuore d’accennare scrivendo, o pur qual inesperto pittore ombregiar alcuna feminil lode. Dunque se la vostra figlia è nata, non solo per accrescer questo perfettissimo sesso; ma (chi sà) per far voi col tempo felicissimo padre, à che tanto attristrarvi? À che contra ‘l voler del cielo, che sempre opera bene, desiderar’ un maschio? Oh quanti padri ci sono stati, e tuttavia ci sono, i quali, e sono stati, e sono infelicissimi, e miserissimi per li maschi. Oh quante case, oh quante famiglie, per essi impoverite, infammate, e desolate. Le patienti donne si contentano di viver in quella soggettione, nella qual nascono ad una vita regolata e modesta, si contentano d’haver il breve confine della casa per dolce prigione, godono della continua servitù, non è lor grave d’esser sottoposte all’altrui severo arbitrio, lor non dispiace lo star in continuo timore, e quando la conoscenza delle cose humane vien loro da gli anni permessa, come quelle che portano dal nascimento la modestia e la riverenza, e non osano di volger pur un sguardo in alcuna parte, se prima nol concede chi d’esse ha cura. Quante ci sono, che per far la voluntà de’ parenti, senza alcuna replica si rinchiudono per sempre tra solitarie mura, e quante ve n’ha che dovendo soppore il collo al giogo maritale per non dispiacer alle altrui voglie, senza dir parola in contrario, pigliano tal uno che meritava di morire prima che nascesse? E con quanta patienza sopportano poi la maggior parte de i diffetti insopportabili de i mariti? I maschi non son cosi tosto usciti fuor della disciplina de’ precettori, che vogliono esser compagni del padre, poi fratelli, e poi assolutamente padroni. Oh quanti ci sono, che bramando maschi & ottenendogli bramano & ottengono, o la morte, o la rovina loro. Il nascimento d’Edippo fu cagion della morte violenta di Laio suo padre, poich’egli di sua mano lo uccise. Quando nacque Paride, nacque l’incendio di Troia & Hecuba, mentre di lui haveva grave il seno sognò di partorir (come sapete) una fiama grandissima. Sono infiniti gli essempi ch’io lascio, per non esser prolissa; basta, che le femine o tutte, o per lo più, apportano contento & honore alle famiglie. Non vi pare che si potessero chiamar fortunate appieno que’ padri, da quali nacquero le sempre famose Corinna, Saffo, Erinna, Aspasia, Diotima, Prasilla, Amaltea, Manto, Areta, Carmenta, e tant’altre che sapere non so’agguagliarono; ma superarono gli huomini? Non furono avventuratissimi quelli del cui ceppo uscirono le valorose Camilla Hippolita, Zenobia, Hipsicratea, Tomiri, Tiburna, & altre infinite? Non chiameremo noi felicissimi quelli, per cui vennero al mondo la castissime Penelope, Lucretia, Artemisia & altre che sono innumerabili? Certo sì. Hor che sapete voi, che non voglia farvi gratia il cielo, che questa vostra figlia sia un’altra Saffo di sapere, overo una Tomiri di valore, o una Penelope di castità, e potrebbe anch’essere, che per farla più maravigliosa, in lei sola unisse tutte queste gratie singolari; onde la vostra patria havesse molto più da pregiarsi di lei, che Lesbo della sua Saffo. Scithia della sua Tomiri, & Itaca della sua Penelope. Consolatevi dunque, e fate grandissima festa del nascimento di questa vostra figlia, la quale spero che debbia apportarvi infinito contento, e spero ancora, che mi ricorderete nel colmo de’ vostri piaceri per indovina. Vi baccio le mani, e prego Iddio che per sua bontà ci dia lunga vita, accioche possiam godere delle molte e maravigliose attioni di vostra figlia.

From Lettere d’Isabella Andreini Padovana: comica Gelosa, et Academica intenta nominata l’Accesa: accresciute nouamente delli fragmenti di alcune scritture di detta signora Isabella, raccolti da Francesco Andreini comico Geloso, Torino: appresso Gio. Francesco Canaleri, 1620, pp. 36-40

Transcription by Lisa Kaborycha

RESOURCES

Lettere della Signora Isabella Andreini, Venice, 1625, from Bayerische StaatsBibliothek 

Isabella Andreini, Italian Women Writers, University of Chicago Library

Isabella Canali, Dizionario Biografico Treccani

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