Margherita Costa, born in Rome in 1600, was a virtuoso singer, poet and “the most prolific female writer of the century” (Cox, Women’s Writing in Italy, p.214). After beginning her singing career with her sister in Rome, Costa later was active at the Medici Court in Florence, the Savoy court in Turin, and at the French royal court. Her writings span a range of styles, from broad parodic humor to “serious” compositions, reflected in her early verse collections: her 1638 Il violino and La chitarra, dedicated to the Grand Duke Ferdinando de’ Medici; her 1639 poetry collection Lo stipo (The Jewel Box); and her Lettere amorose, of the same year. During the latter part of her career, Costa authored a variety of comedies and dramas, which she dedicated to the most prominent crowned heads of Europe. Her last published work was a theatrical piece Gli amori della Luna, Venice, 1654. In a letter written toward the end of her life, Costa describes herself as a very poor widow burdened with two children. She died in 1664.
Portrait of Margherita Costa from frontispiece of 1639 edition of her Lettere amorose
Margherita Costa Letter of a Beautiful Woman to a Dwarf:
“Bella Donna ad’un Nano”
Picciolo vaso de’miei gran martiri,
E possibile, vezzosetto mio bello, che nel tuo picciol seno s’annidi sí picciolo cuore? E come tanto temi? Di che tanto paventi? Non vedi mio scherzo amoroso, che quando anche la fortuna portasse, che scoperte le mie fiamme, d’altri fossimo all’inproviso assaliti, sì picciolo luogo mi chiede il tuo leggiadretto corpo per sua sicurezza, che in ogni poco riposto salvo ti terrei; e quando d’altro posto fosse priva, sotto le proprie falde tacito t’asconderei; talche, mio vago Cupido, che a sua sembianza tua picciolezza adoro; ti prego, che fatto ardito dall’ardente mia brama ti compiacci d’esporti tra le mie gioie al non evidente pericolo; lascia mia stilla d’ambrosia soave, ch’alla tua picciola vena renda meno anelanti l’anelanti mie labbia? Permettemi, usignolo mio bello, ch’alla soave canna della tua picciola voce inesti il gran flato de’miei sospiri? Ammettimi dalle vaghe piume il rassettato volo nel mio capace seno? Concedemi, che nel tuo poco moto il moto de’ miei gran moti fortunata mi goda? Lascia, lascia i timori, pazzarello, che sei, ch’a donna mai vien meno artificioso effetto
Di te, cui solo attendo.
From Lettere amorose della signora Margherita Costa romana dedicate al principe Gio. Carlo di Toscana generalissimo del mare. In Venetia, 1639, pp.201-02.
Transcription by Lisa Kaborycha
RESOURCES
Margherita Costa, Dizionario Biografico Treccani