Margherita Bandini Datini (1360-1423) was the daughter of two Florentine nobles. Her father Domenico Bandini was executed for conspiring against the Florentine Republic when Margherita was still an infant. Afterward her mother took Margherita and her siblings to Avignon where she had relatives in the thriving Florentine merchant community which served the papal court. In Avignon Margherita met the successful Merchant from Prato, Francesco di Marco Datini (c.1335-1410), whom she married in 1376. Over the course of their marriage the couple wrote many letters; 251 letters from Margherita to Francesco and 181 letters from him to Margherita have survived. The letters, written between 1384 and 1410, date from eight years after the couple’s marriage until shortly before Francesco’s death and concern not only business and political matters, but also reveal much of private life in late 14th-century Tuscany. For instance, we learn from Margherita’s letters that although she was unable to have children herself, she was very attached to her husband’s illegitimate daughter Ginevra, who she raised as her own.
A letter in Margherita Datini’s hand Ginevra and Margherita Datini, Conservatorio S Niccolò, Prato
Margherita Datini to Francesco di Marco Datini:
Al nome di Dio, amen. A dì XX di genaio 1385 [1386]
Oggi ricevetti vostra lettera fatta a dì 19 detto, alla quale apresso rispondo a’ bisogni. Voi dite, per una lettera ch’io vi mandai, fu chosì bene dettata: non so se ‘l dite per lo chontradio; se gl’è chosì, mi piace. A mio parere no’ mi pare né che Boninsegna né d’io v’abiamo bene chonsiglato, ché mai non à’ voluto fare chosa che d’egli t’abia detto; non dico di me che sono femina, ché per gli chonsigli delle femine non si de’ l’uomo ghovernare. Della vostra venuta voi qua mi piace: prieghovi che ve ne isforziate, faretemi uno grande piacere. Prieghovi non voglate avere le ghotte per questo charnascale, verebevi male a punto a’ fatti ch’avete a fare: non vi voglate senpre dare pensieri e fatte le chose sanza dire: “Io me ne fo beffe che voi faciate mai altro che tribolare; del drimi voi a bocha sono chontento, no’ me ne iscriviate nulla. ” Voi avete lascato qui uno fondacho a ghovernare a due che si puote dire che non sono uno 1/2. Voi sapete chome l’amicho puote andare fuori a sua posta. L’un dì suona la champana a vespro e tal dì non suona e ‘l sabato, quando c’è magiore bisogno, non suona; pensate chome istanno i fatti vostri. Voi ci mandate ispesse lettere, e pure d’aveglele a portare cholà, dove egl’è; e averle a portare l’altre dove vanno, istà mezzo il dì serrato il fandacho, e venghonci il dì assai gente a dimandarvi e truovano l’uscio serato: pare un fondacho di fanculli; chonsiglerevi, se voi aveste niuna barcha rotta, chonsiglerevi voi la mandaste qua, che mai non foste vagho d’altro. Voi potete veghiare e scrivere alla largha 4 o 5 fogli; non monta nulla all’amicho a chi voi gli mandate, ch’egl’à due ripretitrice che gl’aiuton legere: la mama e lla figluola e quelle del fondacho e tutte l’altre leghono; questi sono de gl’altri suoi senni. Voi non ve ne rimarete mai di dire chosì tutti i fatti vostri a ongnuno; non so che ssi sia di necesità di scrivere all’amicho tutte le maninchonie e ongni vostro fatto, potresti dire a me che sa’ tu quel che io gli scrivo, io no’ ne so nulla se non ch’io me lo imagino, chognoscho la chondizione vostra. Dicemi Simone che voi gli fate lettera di 3 o di 4 fogli, non chredo che sia fatti di merchatantia, ché da l’uno dì a l’altro gli mandate queste bibie; questo deb’esserre uno vostro isfogharvi l’animo chon esso lui di qualche maninchonia che voi dovete avere, ma non mi fiderei più di lui che degl’altri . Ché da Boninsegna e da Tieri in fuori, non ài niuno che non ti tradisse il dì 12 volte, tu l’à’ provato e sai s’io ti dicho il vero o non, e da chostui ti ghuarda più che da niuno, saprebela meglo fare che niuno, in perciò che n’è usato. Idio vogla ch’io menta per la ghola de’ fatti suoi, bene che radi volte interviene ch’io non ti dicha il vero, se voi n’eveste auto tanto honore, chome voi ne siete pocho pregiato, buon per voi, che cento persone vi voglono male che non vi voleano questo vi dicho che mi grava delle chose ch’io odo dire, ché la vostra verghogna mi pare mia. Io ò fidanza in Dio che voi il chonoscerete, chome avete chonoscuti gl’altri. Sopra questa parte più non dicho; di questo vi priegho che non facate chome de l’altre chose: sono chose d’averne troppa grande nimistà, sarebe un ghastare tutti i fatti vostri, prieghovi che voi vi voglate portare cho’ lui e cho’ gl’altri e chon cui avete a fare, vi portiate pacefichamente insino che siate fuori di queste vostre manichonie e poscia, sechondo eglino meriteranno, farete loro. Per Dio non vi lasciate a schorere a queste niquità, ché voi ne ghuastereste tutti vostri fatti, date loro parole e promesse alla largha, insino siate a quelo volete, ché tal mano bacia l’uomo che lla vorebe avere taglata. I’ ò chrompreso per una altra vostra lettera asai chose, di quella che mi grava sìe che mi pare iscritta con molta manichonia e che siate molto pieno, chome che no’ mi voglate ischoprire nulla, chredo che ‘l fate per lo meglo òllo charo, vorei che facieste chosì chon altrui, loderestevene più che non fate. Del voi tornare sano e pigorato mi grava, questo è la magiore maninchonia io abia, che voi mi deste il pigore dì ch’io mai avesse per più chagioni e forse pensava pegio che non era. Pensate di vivire, ché tutti i fatti vostri andrano bene, pure che vi voglate. Sopra questo non voglo più dire, prieghovi che questa lettera ardiate quando l’avete letta, fatemi questo servigio e prieghovene. Da parte della Lapa e di tutte l’altre centomila salute; che Idio vi ghuardi senpre.
Per la vostra Margherita, vi si raccomanda, di Firenze.
Transcription by Lisa Kaborycha
RESOURCES
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“Per la tua Margherita …” lettere di una donna del ‘300 al marito mercante: Margherita Datini a Francesco di Marco, 1384-1401, Diana Toccafondi and Giovanni Tartaglione, eds. Prato: Archivio di Stato di Prato, 2002
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